Eat, connect, repeat: La nuova socialità del cibo

Il nuovo modo di mangiare fuori: trend e abitudini del 2025
Nel 2025 il mangiare fuori è stato soprattutto una questione di connessione:
piatti da condividere, integrazione della tecnologia e nuove forme di socialità che avvicinano le persone.
Dalla crescita del ruolo dell’organizzatore di tavolo all’introduzione dei tavoli comuni (i social tables), i clienti hanno dimostrato di apprezzare l’autentica ospitalità che un ristorante o un locale possono offrire.
Allo stesso tempo, i locali hanno adottato strumenti più intelligenti, integrando in modo più profondo le piattaforme tecnologiche del settore.
Nel complesso, questi cambiamenti mostrano che andare nei locali della ristorazione non riguarda più solo il cibo, ma il modo in cui ci connettiamo gli uni con gli altri.
Nasce la nuova figura dell’organizzatore di tavolo (il capotavola)
Anche tu hai la figura dell’organizzatore tra le tue conoscenze? Quella persona che propone uscite, iniziative, attività ed esperienze.
Nell’ambito delle attività legate alla ristorazione, il report di Resy riporta che si sta delineando sempre di più la figura dell’organizzatore di tavolo. Una sorta di coordinatore — una vera fonte di energia — che propone l’uscita, prende in mano la situazione effettuando la prenotazione poiché conosce i ristoranti più convenienti e le relative specialità del ristorante, e giunti al locale effettua in prima persona le ordinazioni per tutti per evitare perdite di tempo così si può tornare velocemente a godersi la serata tra chiacchiere e risate. Il più felice? Il ristoratore che ha investito meno tempo nel prendere le ordinazioni.
Quali sono le tre qualità principali di un buon capotavola?
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conoscenza del cibo (66%)
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capacità decisionale (48%)
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carisma complessivo (20%)
Gli organizzatori di tavolo sono diventati una figura chiave nell’esperienza al ristorante negli Stati Uniti. Infatti, secondo un recente sondaggio su 1.000 commensali negli Stati Uniti, il 72% dichiara che preferisce provare nuovi ristoranti avendo un organizzatore di tavolo nel gruppo, e il 60% afferma che questo migliora l’esperienza.
Inoltre, più della metà della Gen Z intervistata dice di aver invitato qualcuno a cena semplicemente per la sua competenza sul ristorante o sulla cucina.
La condivisione fa bene a tutti
L’epoca in cui i piatti da condividere erano un’esclusiva dei ristoranti di tapas è ormai superata. Oggi oltre il 94% dei commensali — e più del 97% della Gen Z — si dice disposto a condividere il proprio piatto quando mangia fuori, a seconda della compagnia.
Gli intervistati dichiarano di essere più propensi a condividere con la famiglia (85%) e con gli amici stretti (81%), ma il 46% lo farebbe anche durante un primo appuntamento e il 45% persino con un collega.
E, naturalmente, la classica frase “Mettiamo un antipastino in mezzo da condividere” rimane una scelta inevitabile.
I Social tables (i tavoli comuni)
In quest’era di fatica digitale, i ristoranti sono un rifugio per esperienze IRL (in Real Life) (l’IA non può annusare, gustare e godersi l’aperitivo al posto nostro!).
Il 90% dei Gen Z intervistati afferma di gradire mangiare in social tables, rispetto al 60% dei Baby Boomer.
Per gli amanti dei tavoli comuni, il richiamo è chiaro “la socializzazione”: il 63% risponde che i social tables sono ottimi per incontrare nuove persone. La metà degli intervistati afferma di aver avuto conversazioni interessanti con qualcuno che altrimenti non avrebbe incontrato mangiando a tavolo privato.
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1 su 3 ha fatto una nuova amicizia
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1 su 7 ha persino ottenuto un appuntamento
Se sei incuriosito dai Social tables e ti stai chiedendo da dove iniziare: le persone che vivono a Milano, la città dei trend, sono più fortunate. Ecco alcuni dei migliori social tables in Italia:
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Il Cucinino (Torino)
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Snodo (Torino)
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Baratie (Milano)
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Broadwine (Milano)
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Essenziale (Firenze)
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Scuro (Bologna)
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Borgo Egnazia (Brindisi)
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Cesarine (Social table digitale)
Aura Score
Vuoi sapere quale sia il nuovo modo inventato dalla Gen Z per valutare l’energia e l’impressione generale che una persona trasmette? I punti aura.
“L’aura” è infatti la nuova espressione per descrivere l’energia ( le vibes) che una persona emette — un mix di fiducia, autenticità e “coolness”; una sorta di valuta di misura che premia le scelte di vita quotidiane.
Come riportato da Wired Il sistema dei punti aura, nato come gioco, sta diventando una sorta di codice d’onore tra i giovani. Guadagnarli significa essere percepiti come cool, perderli rappresenta un campanello d’allarme sociale. Molti, pur mantenendo sempre un tono giocoso e leggero, lo usano anche per raccontare piccoli episodi di crescita personale.
Uno dei momenti in cui è possibile acquisire o perdere punti aura è proprio il momento dei pasti. Secondo i dati del sondaggio sopra menzionato, pubblicare foto con amici e condividere immagini di piatti particolarmente degni di nota, sono 2 modalità alla pari (47% ciascuna) per guadagnare punti aura. Essere scortesi con il personale di un ristorante, invece, è il modo principale per scivolare nella classifica dell’aura score: scelto dal 49%.
Digitalizzazione, connessione e gamification nella ristorazione
Dalla gestione più agile delle prenotazioni alla creazione di esperienze più intelligenti per gli ospiti, la tecnologia per i ristoranti sta entrando in una nuova era di connessione.
Uno dei cambiamenti più importanti che stiamo osservando nella tecnologia per la ristorazione è l’evoluzione verso l’integrazione: prenotazioni, pagamenti e gamification in un’unica piattaforma.
L’obiettivo è un ecosistema digitale più connesso, che faccia risparmiare tempo, riduca gli attriti e permetta agli operatori di concentrarsi su ciò che l’hospitality dovrebbe davvero essere. Questi sono i driver che guidano lo sviluppo di Famolo.it con particolare attenzione all’aspetto esperienziale legato alla gamification e alla socializzazione.
L’ecosistema digitale è necessario per rimanere in linea con i trend dei consumatori ma anche per contrastare il problema invisibile: i no-show nei locali e ristoranti italiani.
Il fenomeno delle prenotazioni non onorate tocca in media il 12,8% delle prenotazioni nei ristoranti italiani (baseline: oltre 212.000 prenotazioni analizzate da 300 locali).
Spazi più piccoli e più intelligenti
L’aumento dei costi di costruzione, affitto e manodopera ha reso gli spazi più contenuti più pratici e sostenibili, mentre la carenza di personale ha spinto molti operatori a progettare locali gestibili con team più ridotti.
Inoltre, il delivery e takeout rimangono elementi centrali della ristorazione moderna, spingendo molti nuovi ristoranti a privilegiare la flessibilità rispetto alla capienza. I clienti, dal canto loro, sono sempre più attratti da format intimi e basati sull’esperienza, come cucina a vista, social tables e cocktail bar concettuali, che danno priorità all’atmosfera e alla connessione piuttosto che ai metri quadrati.
Salute, sostenibilità ed esperienze: Le tre forze che guidano il futuro
L’analisi dei trend e le prospettive per il 2026 evidenziano altri elementi quali:
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Attenzione alla salute: L’abitudine crescente di ricercare il benessere psicofisico passa anche dalle scelte di consumo. Come riportato da winemeridian sempre più persone scelgono di ridurre il consumo di alcol, e la crescente diffusione di questa abitudine la rende socialmente più accettata. Prende piede il cosiddetto “zebra striping”, ovvero l’alternanza tra bevande alcoliche e analcoliche nella stessa occasione. Oltre all’attenzione per le bevande i nuovi trend evidenziano un’attenzione per l’ora dei pasti ( evitare di andare a dormire con la digestione in corso) e soprattutto le scelte dei prodotti (no cibo spazzatura).
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Attenzione all’ambiente: Nel report di Resy i dati dicono che il 59% dei clienti intervistati afferma che sarebbe più propenso a scegliere un ristorante se sapesse che utilizza tecnologie per ridurre gli sprechi alimentari. Attenzione alla sostenibilità e un NO agli sprechi come certifica la crescita di realtà come Too good to go , l’app creata per recuperare il cibo invenduto dai locali..
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L’esperienza al centro: Una tendenza chiara che colpisce più aspetti. Che sia il momento del consumo a tavola, una gita fuori porta o una visita culturale l’esperienza è ciò che vale di più. Il discorso è semplice, ad esempio quando si visita una cantina l’esperienza conta più del vino. Tra tutte le fasce d’età, la Gen Z è quella che più tende a dare priorità all’esperienza rispetto all’aspetto funzionale.
Il 2025 ha mostrato una verità semplice ma potente: il valore della ristorazione non risiede più solo in ciò che mangiamo, ma in come viviamo quel momento. Dalla socialità dei tavoli condivisi alla cura del capotavola, dalla tecnologia integrata alla ricerca di benessere, i consumatori stanno chiedendo esperienze più umane, più sostenibili e più intelligenti.
Entriamo nel 2026 con un settore che non sta cambiando solo menu e spazi, ma il modo stesso in cui le persone si incontrano, condividono e si raccontano attraverso il cibo.
